Scrivere Musica: quanto contano le regole?

Da cultore della musica, musicista e compositore autodidatta, mi sono sempre posto, e continuo tutt’oggi a pormi, una domanda: “ma quanto è importante oggi per un compositore lo studio pedissequo delle regole e delle tecniche di composizione? È possibile scrivere musica senza seguire regole preimpostate?”

Non parlo dell’orchestrazione, che è una tecnica che richiede competenze molto precise; intendo la composizione musicale, lo sviluppo in “bella copia” di idee musicali che altrimenti rimarrebbero in qualche angolo inaccessibile della mente.

Composizione accompagnata magari da qualche bel contrappunto o da una efficace armonizzazione a 4 parti, senza la necessità di dover arrivare ad una complessa orchestrazione sinfonica.

In realtà, la domanda “che regole devo conoscere per scrivere musica?” è spesso accompagnata da una sorta di complesso di inferiorità, dovuto alla mia formazione musicale da autodidatta, nei confronti di chi invece la musica e la composizione l’ha studiata per anni nei conservatori.

Al complesso di inferiorità si associa lo sconforto e dallo sconforto nasce una seconda domanda: “ma sto facendo bene? non è che la mia composizione è piena di strafalcioni ed errori, anche se nel complesso non è male da ascoltare?”

È partita, allora, la ricerca del confronto con chi la musica l’ha studiata accademicamente (per fortuna con i social network ho potuto confrontarmi con compositori anche di una certa rilevanza) per cercare di capire come fare davvero una buona composizione e per capire se ero sulla strada giusta.

Ma a questo punto sono arrivate le sorprese: il complesso si è rivelato solo un complesso e lo sconforto del tutto ingiustificato.

Penso che molti siano incappati in questa spirale da “cane che si morde la coda”; se anche tu sei inciampato sulla stessa pietra, continua la lettura perché forse troverai le risposte che cercavi.

La domanda cruciale: Studiare composizione musicale serve?

Poniamola al contrario: “Per scrivere musica serve studiare le regole della composizione?”

In conservatorio, si studiano tante belle cose: solfeggio, teoria musicale, armonia classica e funzionale, contrappunto, analisi musicale, ecc…

Se guardiamo ai grandi compositori del passato, veniamo quasi pervasi da un senso di smarrimento: Bach, Beethoven, Mozart, Chopin. Chissà quali studi assidui e massacranti avranno fatto per arrivare a quei livelli di composizione.

Poi ci guardiamo intorno oggi e pensiamo ad esempio ad un Lucio Battisti che con solo in mano la sua chitarra e senza aver mai studiato musica e composizione, ha composto delle melodie memorabili. Certo, di altro tipo rispetto a Chopin, ma pur sempre memorabili sono.

E qui entra in gioco una considerazione.

I grandi artisti classici nominati qui sopra, vivevano in un ambiente e una società pervasa di musica di quel tipo. Loro la musica la sentivano nella testa, veniva loro naturale scrivere musica e scriverla in quel modo. Se pensiamo che Beethoven ad un certo punto della sua vita, diventò sordo, ecco che il discorso torna.

Ora, torniamo per un attimo al nostro Lucio Battisti Nazionale (ma come lui tanti altri nel panorama pop-rock italiano). Le uniche conoscenze di musica che aveva, erano gli accordi che sapeva suonare con la sua chitarra. Eppure la sua testa sfornava magnifiche melodie. Una dopo l’altra.

Hai capito cosa sto cercando di dire?

No? Allora continua a leggere il prossimo paragrafo.

scrivere musica senza regole

Le risposte che non ti aspetti.

Quello che sto cercando di portarti a capire è che se vivi continuamente in un certo ambiente musicale, ascolti continuamente un certo stile musicale, senza sapere come e perché, sarai in grado di scrivere quel tipo di musica con tanto di armonia, melodia, basso e contrappunto.

Perché? Semplice, il tuo cervello avrà imparato a “parlare” in quel modo. È come la lingua parlata, la sai parlare, sai far discorsi, in quella lingua perché la vivi, ne sei immerso.

Certo, occorre imparare le regole base per argomentare meglio e magari per saper scrivere in musica ciò che stai esprimendo con la voce, ma il tuo cervello sa già cosa fare.

Con la musica, è ancora più facile della lingua parlata. Perché la musica è un linguaggio universale che si esprime tramite “sensazioni provocate”.

Quindi, occorre conoscere ancora meno regole della lingua parlata per sapersi esprimere bene.

Come dice il grande Valerio Silvestro (non sai chi è? vedi qui), in musica va bene quello che suona bene. Punto.

Basta conoscere la semplice grammatica musicale (ti dicono niente le parole Teoria Musicale e Armonia?) e sai già come esprimerti e creare la tua musica.

Ma allora tutte le regole che si studiano in conservatorio?

Le regole della composizione servono per scrivere musica secondo uno stile ben preciso.

Tutte le tecniche che si studiano oggi, servono per scrivere in uno stile preciso.

Nel passato, il creatore di quella tecnica particolare (vedi il contrappunto ad esempio: ne esistono di diversi, secondo i diversi approcci delle diverse epoche storiche) è partito dalla consuetudine compositiva di quel tempo e da questa ha “messo su carta” delle regole di composizione per i posteri.

Quindi, dalla pratica compositiva alla regola e non viceversa. È lo scrivere musica in un certo modo secondo un determinato contesto che porta a creare la regola e non viceversa.

Cosa vuol dire pratica compositiva? Prova oggi e prova domani, questo suona bene e questo no (ricordi la citazione di Valerio Silvestro?) ed ecco pronte le regole per scrivere nello stile di quel periodo storico.

Ma come faceva il compositore a suo tempo a capire che questo suona bene e questo no? Semplice. Con l’orecchio “psicologico”: cioè in quel periodo storico, determinati suoni erano ben visti e altri no. Alcune combinazioni di suoni erano piacevoli all’ascoltatore, altre erano fastidiose.

Ogni periodo storico, cioè ogni cambio di cultura, abitudini, usanze della società, ha un “orecchio” ben diverso. Ad esempio, nel periodo barocco erano apprezzati solo determinati intervalli consonanti. Oggi invece apprezziamo molto anche gli intervalli dissonanti (vedi la musica Jazz che fa delle continue dissonanze il suo cavallo di battaglia).

Chiaro ora a cosa servono tutte le tecniche che si studiano in conservatorio e non?

Ma se io voglio comporre musica senza ricalcare alcuno stile del passato? Bene. Ricordi cosa dicevo prima di Lucio Battisti?

scrivere musica senza regole

Sii te stesso e scrivi musica secondo il tuo stile!

Lucio Battisti è stato un cantautore italiano, tra i più famosi e prolifici.

Le sue melodie, le sue canzoni, le sue parole rimarranno per sempre nella storia della musica italiana.

Eppure lui, componeva con la sua chitarra in mano. Non sapeva molto di teoria e armonia musicale. Conosceva gli accordi, sapeva suonarli con la sua chitarra. Ma proprio questo suo limite era la sua forza. Perché creava e sperimentava soluzioni musicali dettate dalla sua fantasia e dal suo estro.

In tre parole, ERA SE STESSO. Conosceva quel tanto che bastava per muoversi nella musica ed esprimersi secondo il suo linguaggio (suo, della musica). E più nulla. Non seguiva altre regole di composizione, ma seguiva il SUO STILE.

Ricorda, nella musica va bene ciò che suona bene. Punto.

Allora potresti obiettare: “Va bene, ma un conto sono semplici melodie con qualche accordo e un conto è una composizione pluri-strumentale!”

In parte la domanda è sensata, ma rimarrai sorpreso nell’apprendere che in realtà, in questo caso, servono poche altre “regolette” (passami il termine per ora) in più e null’altro.

Il web ci ha dato l’opportunità di essere più vicini. Ho avuto la possibilità di conoscere e confrontarmi con altri appassionati di musica e di composizione, con compositori dilettanti e professionisti.

Alcuni sono legati strettamente alla loro formazione accademica e guai a toccargli tutte le nozioni e le impostazioni mentali che hanno studiato, altri invece sono molto più liberi nella composizione pur avendo avuto una formazione libera. Poi ci sono quelli come noi che la musica la studiano per passione e magari scrivono qualcosa alla “Lucio Battisti” (lo sto nominando troppo in questo articolo ma non importa, rende l’idea del concetto che voglio esprimere!).

Te ne cito alcuni, riportando solo il loro nome per rispettare la privacy.

Angelo ha seguito un percorso accademico di composizione ma non fa questo come mestiere, si occupa di tutt’altro, ma nonostante questo è un compositore estremamente prolifico.

Nelle nostre chiacchierate di composizione musicale, ho cercato di capire quale fosse il suo procedimento compositivo e quali fossero le basi teoriche che utilizzava.

Ho scoperto che in realtà non andava benissimo in composizione perché non amava imparare regole di composizione appartenenti ad altri stili del passato. I suoi esercizi erano pieni di errori ma erano belli da suonare e da ascoltare ed è questo alla fine quello che conta.

Compone con un suo stile, non segue regole dettate da altri stili e anche per lui vale la regola di seguire l’orecchio. Se suona bene, va bene.

Ti assicuro che sforna continuamente composizioni musicali per strumento solista fino a composizioni per banda o orchestra. Originali, con uno stile tutto suo, belle e piacevoli da ascoltare.

Kristian ha seguito un percorso di studi musicali non classico ma di formazione Jazzistica. Proviene dal mondo pop-rock, ma ha fatto della musica la sua professione. Il suo mestiere è comporre musiche per la televisione e il cinema.

Il suo approccio è molto più moderno, prelevato direttamente dall’armonia Jazz.

Come Angelo, anche Kristian compone preoccupandosi solo del bel suono.

Mi ha detto che usa le regole del contrappunto solo quando vuole scrivere musica in un determinato stile, magari perché così richiesto dal committente. Altrimenti (di solito) scrive in modo libero senza troppi condizionamenti accademici.

E di lavori stupendi, Kristian ne ha sfornati a vagonate.

Morale di tutta la storia? Sii te stesso, crea il tuo stile e componi, seguendo solo il bel suono.

Dopo tanto studiare e ricercare, ho capito che la musica non è poi così complicata: l’importante è capirne bene l’essenza e la struttura.

Se farai tue le fondamenta della musica e allenerai l’orecchio al bel suono, allora sarai in grado di creare la tua musica.

scrivere musica senza regole

Ma allora cosa devo davvero studiare e conoscere per scrivere musica?

Come avrai intuito, un minimo di conoscenze musicali occorre averle. Le basi e le fondamenta del linguaggio musicale occorre studiarle e conoscerle.

Ma ti potrai rendere conto che sono concetti accessibilissimi e facili da apprendere, a patto che vengano studiati nel modo giusto.

Solfeggio e teoria musicale sono le basi nello studio in conservatorio, lo sono anche se non fai studi accademici e vuoi procedere da autodidatta. Tuttavia, studiando da solo, hai un vantaggio: che puoi non seguire l’approccio accademico e concentrarti sull’essenziale magari utilizzando approcci diversi, innovativi.

Anche l’Armonia Musicale è un grosso mattone se vista dal punto di vista dell’Armonia Classica e del contrappunto; è molto più stimolante e divertente se partiamo (o ci fermiamo, dipende da quanto vuoi approfondire) considerando gli aspetti funzionali dell’armonia (Armonia Funzionale) e poi da questi partire per sviluppare la scrittura musicale.

Oggi, scrivere musica ha molte meno regole vincolanti, il nostro orecchio accetta volentieri celestiali consonanze e, al tempo stesso, deprimenti dissonanze.

Pensa a quello che dicevo più sopra: ogni epoca storica ha il suo stile e da questo sono nate le regole per scrivere canonicamente secondo tali stili.

La nostra epoca ha il suo stile (come ad esempio la musica minimalista di Ludovico Einaudi): ognuno ha il suo, puoi esprimerti liberamente muovendoti all’interno del bel suono (dove l’aggettivo “bel” è soggettivo e può dipendere anche dalla sensazione che vogliamo trasmettere in chi ascolta).

Utilizziamo le fondamenta della musica e poi componiamo pensando che la musica è un linguaggio che comunica trasmettendo e stimolando sensazioni psico-acustiche. La musica è tutta qui.

Perché se prendi 30 e lode in composizione ma poi non hai una tua propria fantasia creativa, saprai scrivere come Bach o Puccini ma non saprai scrivere come te stesso.

Concludendo…

In conclusione, se hai voglia di imparare a scrivere musica e far diventare questo la tua professione (ma attento che in italia devi saperti muovere) oppure vuoi scrivere musica per diletto, puoi seguire strade alternative oltre a quella canonica accademica.

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